Complicità o Dominio?

Complicità tra schiave o Dominio tra Mistress e slave?

 

Il sole di agosto aveva cotto le spiagge fino a poche ore fa. Con la luce della prima luna Anna e Matilde entrano in una discoteca...
Avevo ballato almeno tre canzoni prima di avvicinarmi al bar. Ho chiesto la terza ordinazione della serata mentre un ragazzo si avvicinava a me. Doveva aver notato la mia quinta nascosta sotto una maglia leggera e il mio culetto coperto da una gonna nera aderente. Abbiamo iniziato a parlare, spinti dall' abbondante alcool che avevo in corpo, scherzando, stuzzicandoci. Poi si avvicina e posa le labbra sulle mie, risalendo la coscia con un dito fin sotto la gonna, cercando il frutto tra le mie coscie. -Vuoi che andiamo in bagno-, mi ha chiesto con voce melliflua. Fortunatamente in quel momento è intervenuta una mia amica, che l'ha tirato indietro mandandolo a quel paese. A una seconda occhiata ho visto quanto era brutto, con un viso equino e i denti storti.
Mi ha raggiunta subito Matilde, che, arrabbiatissima per l'accaduto, mi ha portato fuori. -Ma che cazzo fai?! Ti metti a rimorchiare i cessi? Andiamo a casa!-
Ci incamminammo fianco a fianco, io muta dispiaciuta per averla fatta arrabbiare. Da dietro potevo vedere i suoi fianchi snelli. Era magra, i capelli biondi e mossi le facevano risaltare gli occhi di ghiaccio incastonati nei lineamenti spigolosi.
Mi tirava, aveva fretta di arrivare, benchè la casa di mia nonna fosse libera per tutta la settimana. Aveva moltissima forza nelle braccia per quanto fossero esili. Merito della palestra.
Come abbiamo superato la porta, mi è saltata addosso, con un bacio forte e passionale. Poi mi ha strizzato un capezzolo, dicendomi: -Tu sei mia! Non te lo devi scordare. Mai.-
Poi mi baciò ancora, mordendomi le labbra carnose, e ci togliemmo i vestiti in tutta fretta. Cercava il mio corpo, non esile come una modella anoressica, ma pieno, sodo sui fianchi e sul culo.
Mi portò in camera, facendomi mettere supina sul letto. Con un dito iniziò a esplorare tra le mie gambe aperte. Conosceva bene quella zona. Fece entrare un dito, facendosi strada tra le labbra umide e eccitate. Passò al secondo, con cui mi carezzò verso l'alto, sul punto più sensibile, ma non mi regalò l'orgasmo agoniato, inserì invece altre due dita, facendosi strada senza pietà. La mano avanzava e tornava indietro, entrando sempre più con movimento circolare. - Piano, mi fai male!-
Lei invece accelerò, -Stai zitta! Tu sei solo la mia troia!- Mulinava la mano, infilandola tutta, con sensazioni fantastiche e terribili.
Dopo avermi fatto provare tutto il suo pugno, si fermò.
Si sdraiò di fianco a me, iniziando a vezzeggiare il mio seno florido. Avevo una quinta piena, e ne andavo molto fiera. Risaliva fino ai capezzoli, pizzicandoli, strizzandoli. Mi faceva male, ma osare dirglielo avebbe peggiorato le cose. Le piaceva giocare con le mie tette, sapendo che soni così sensibili. 
La lasciai continuare per un po', fin quando le diedi dei bacetti sul fianco, scendendo lungo il ventre. Mi liberò i capezzoli per lasciarmi continuare. Frizionando il suo corpo perfetto ero arrivata alla sua dolce topina. Sapevo quanto gli piace quando le passo la lingua vicino alla vagina mentre appoggio il labbro sul suo bottoncino.
Continuai così per un parecchio, mentre lei mi tirava per i ricci castani, spingendomi sulla sua figa. Mugolava mentre la facevo venire in un orgasmo che la fece tremare tutta.
-Brava tesoro. Sei brava.- Mi tirò a lei per un bacio lungo e dolce, impregnato dei suoi umori. Mentre trasmettevam la nostra passione, fece scendere una mano alla mia cosina, stuzzicandola. Mi diede un forte schiaffo tra le gambe, totalmente inatteso. Mi strappò un gridolino, che mi affrettai a contenere. Sapevo che contro ogni istinto, dovevo allargare le gambe a accettare la punizione.
Mi schiocco altri schiaffi, con precisioe e regolarità. Dopo ogni schiòcco dovevo chiederne un altro. Sapevo che se avessi osato chiedere pietà, avrebbe continuato più a lungo.
Le percosse si susseguivano interminabili, ma a un certo punto, dopo aver chiesto l'ennesima pacca, e aver irrigidito i muscoli per accoglierla, la sua mano si posò lieve sul mio bottoncino. Iniziò a carezzare i miei tessuti arrossati e resi sensibili, provocando eccitanti piccoli brividi di dolore.
Due dita si fecero strada nel solco a loro noto, entrando e uscendo dalla passerina. Passò sopra di me, baciandomi mentre i nostri corpi si sovrepponevano, continuando a menarmi con le dita e a stimolarmi il clitoride con il pollice.
La sua bocca avida mi mordeva l'orecchio, il collo, il petto.
Mi scopava veloce, mentre venivo non si curava di me e proseguiva per suo piacere.
La mattina dopo ci siamo salutate e lei se ne è andata.
Ma ci saremmo incontrate dopo un paio d'ore...

 
 

 

Lei è arrivata puntuale e siamo andate direttamente in camera.

Una volta stese sul letto matrimoniale lei cominciò a tirarmi i capezzoli e leccarmi le tette. Sono zone del mio corpo molto sensibili per cui ero fradicia già dopo pochi minuti! Indossavo una gonna corta di jeans e una maglia bianca aderente.
Supplicandola le chiesi di farmi godere. Lei a volte fa finta di non sentire mentre sul viso le si dipinge un sorriso beffardo. All'improvviso con quella sua voce calda e sexy mi sussurrò che per il momento non lo avrebbe fatto. Io continuai a supplicarla e lei mi ordinò di levarmi la gonna e l'intimo.
Cominciò a passare il dito sul clitoride e sopra il buchino accennando a entrare ma senza mai farlo... sa che io non lo sopporto perché vorrei godere con le sue dita dentro. Tentai di far entrare il suo dito con un movimento del bacino mentre lei aveva quell'espressione di scherno e mi insultava come se stesse parlando a un'altra. All'improvviso entrò e io, non aspettandomelo, sentii le due dita graffiarmi. Quando vide il dolore che provavo continuò imperterrita. Andò avanti così per un po' e poi mi spinse in fondo al letto dicendo: -Adesso stai lì un po'.-
Nonostante fossero cinque parole, il desiderio di umiliazione era così evidente che mi bagnai ancora di più. 
Poco dopo mi mise la figa davanti alla faccia e mi ha costrinse a leccarla. Ho una regola precisa quando la lecco: devo guardarla in faccia per ricordarmi che è lei a dover avere l'orgasmo, non io.
Invece che usare la lingua, poco dopo passai alle dita. Lei mi scorreva il pollice sulle labbra, alle volte ordinandomi di aprire la bocca per infilare due o tre dita, cercando di arrivare più in fondo possibile. Ogni tanto faceva apprezzamenti, come secondo lei facevo pompe fantastiche. Poi mi guardava, sempre con il suo sorriso, e mi chiedeva: -Chi è la mia troia?- e io dovevo risponderle: -Sono io!-
A un certo punto commisi un errore fatale: dopo aver levato le dita dalla sua figa, le leccai e le toccai le tette.
Ho il divieto assoluto di prendere iniziative sulle sue tette o sul suo culo. Comunque stette ferma e allora pensai che le piacesse... 
Cominciai a toccarle il culo. Come provai a fare entrare il dito dietro, mi afferrò e fattami girare e con un colpo secco mi penetrò il culo con le dita.
Urlai dal dolore mentre lei affondava sempre più forte insultandomi con frasi come: -Troia! Cosa volevi fare? Volevi sottomettermi!? Non penso proprio puttana!-
-Ti fa male puttana? Spero di si perché è così eccitante penetrarti dietro quando sei completamente asciutta!- 
Continuò a fottermi con le dita, poi mi rimise a pancia su e mi penetrò di nuovo. -Troia! Non ne hai mai abbastanza!- disse compiaciuta. Penetrandomi arrivava dove le era possibile, schiacciando con l'altra mano la mia pancia: il dolore era terribile.
Passammo il resto del pomeriggio riposandoci, poi, con molta tristezza, lei partì. Sarebbe stata lontana per due settimane... e io sarei dovuta sopravvivere di flash back.

 

 

 

Io sono BlackQueen, nera come i miei capelli, scura come la mia pelle e i miei occhi. Come il tessuto del perizoma, dei miei stivali e della frusta. 
Ho 25 anni, i capelli lunghi e lisci, il corpo molto atletico, sodo e definito, quasi androgino. Spalle larghe, braccia muscolose culo sodo e cosce dure. 
Sono bisessuale, il culo delle donne è stato sempre un mio chiodo fisso, così di recente ho avuto modo di conoscere in maniera approfondita quello di Giorgia. Ci siamo conosciute in chat due mesi fa, lei è lesbica, di Roma, e completamente invaghita di me; tra una chiacchiera e un’altra alla fine l’ho invitata a passare ferragosto a casa mia in sardegna. Quando sono andata a prenderla ad Olbia sono rimasta piacevolmente stupida, era meglio di come sembrava in foto: una BBW sulla ventina, dalle forme veramente abbondanti, non troppo alta, cosce forti sedere grosso, seno enorme e viso dolce. Sembrava quasi timida, passammo il primo giorno al mare e a divertirci, entrando subito in sintonia ma capii che aspettava che facessi il primo passo, perché li ero io l’uomo, io che dovevo dominare.
La sera, dopo essersi fatta la doccia, uscii con l’asciugamano intorno al morbido corpo e la incrociai in corridoio. Non persi tempo per metterla con le spalle al muro e baciarla. Sembrò sorpresa e ammaliata, e io più la baciavo più mi eccitavo al pensiero di poterla toccare ovunque, aveva un corpo davvero eccitante.
Le dissi all’orecchio “lo sai che sono una dominatrice vero?” lei tutta rossa rispose timidamente di sì. “farai la brava bambina, ti lascerai fare ciò che voglio io?” “se non mi farai male…” le presi il viso con la mano e la fissai “lo decido io cosa è bene e cosa è male” le strappai l’asciugamano di dosso e le toccai quei seni enormi continuando a intrecciare la mia lingua con la sua. Rimasi in perizoma sui tacchi a spillo, lei era completamente nuda e indifesa. 
Le passai la mano sulla fica, la trovai completamente bagnata e ci infilai due dita allargando le cosce con l’altra mano, sentendomela mugugnare di piacere all’orecchio. Non volevo farla venire ma portare al limite dell’eccitazione, così ritirai la mano e le assestai un bel colpo su un fianco, lasciandola interdetta “tu vieni quando lo dico io” la sgridai. “girati e mettiti in ginocchio” Lei obbedì e mi offrì la visione del suo bellissimo culone, iniziai a toccarlo, palparlo e le assestai due sculacciate, forti, che la fecero lamentare.
infilai un dito nella fica, poi glielo passai sull’ano, sembrava esitare, poi glielo spinsi dentro e disse quasi con le lacrime “mi fai male… ho il culo ancora vergine!”
“povera bambina, ma come, un culo così deliziosamente grosso e il buchino ancora sigillato… ci pensa black queen ad aprirtelo a dovere”
“ma io..” le detti una sculacciata molto forte e tirandole i capelli urlai “NON VOGLIO SENTIRE FIATARE!! adesso ti sfondo il culo e tu godrai come una vacca alla fine della storia”.
La portai per i capelli in camera da letto, e li la legai con i polsi e le caviglie ben stretta a uno sgabello imbottito. Infilai guanti di lattice, presi dildo di varie dimensioni e le feci vedere uno strap-on veramente enorme, era terrorizzata. “ecco quello che ti infilerò nel culo tra un po’ di tempo” vedevo le lacrime salirle dagli occhi, aveva paura ma la fica era sempre più bagnata. 
“sì ti farò molto male, ma il piacere che proverai sarà moltiplicato”. Presi la frusta e iniziai ad arrossarle il culo, il gatto a nove code le cadeva con grazia sulla pelle lasciandola sempre un po’ più colorata, accompagnata ai gemiti della piccola vacca.
Era rosso per bene quando iniziò a chiedere di smetterla, allora la misi via perché non lascio mai segni e non mi piace il sangue. Le bruciava abbastanza, così affondai un dito nella fica e ripetei il trattamento di prima in corridoio, e questa volta si lamentò di meno con il mio dito medio piantato nel culo. Iniziai a muoverglielo dentro come se le facessi un ditalino, scansando la chiappa con l’altra mano per farle sentire la pelle dell’ano più tesa e questo, più aperto. Andavo avanti e indietro e lo muovevo in maniera circolare, poi lo tirai fuori e lo riaffondai di nuovo. Si stava asciugando, così presi un barattolone di lubrificante, e questa volta mi unsi due dita per fargliele poi scivolare dentro con facilità, ma lei si lamentò iniziando a gemere, cosa che mi fece solo andare più veloce, le toglievo e le reinfilavo, torturando quel buchino minuscolo i cui fasci di nervi andavano a stringermi le dita e sembravano non voler cedere. In tono autoritario le dissi “non c’è da aver paura, senti come il tuo culo accoglie le mie dita, cerca di stringerlo mentre le infilo e di rilassarlo quando le tolgo, concentrati” e accompagnai piano medio e indice dentro, per poi ritirarle piano, sentendo che prendeva padronanza del suo ano. Romperlo mentre si richiudeva dopo che le avevo tolte, era davvero eccitante. Vidi che si stava abituando, e quasi godeva. Così predi un dildo di modeste dimensioni, lo lubrificai per bene e glielo spinsi dentro in un colpo solo allargando bene le chiappone arrossate, e stavolta si lamentò forte ma non cercò di liberarsi, era un dolore più forte ma ancora sopportabile, lo sapevo. Non lo tolsi, e iniziai a lavorarlo piano con questo paletto cilindrico, lo sentivo avvolgere dai muscoli del retto che erano forti e indolenziti, e lo spingevo a fondo per farla abituare. “povera bimba, vedrai che tra due minuti ti passa la bua” le dicevo continuando a masturbarle il culo con quell’arnese ben lubrificato, e iniziò a scivolare che era una meraviglia. “senti come si fa strada vuole proprio aprirti in due” poi iniziai a toglierlo e a infilarlo di nuovo come prima, e li ricominciò a lamentarsi gemendo e dicendo che le facevo male. “ma deve far male amore mio, sennò non sarebbe così stretto no? Non va bene così piccolo, deve essere proporzionato a tutto il resto del corpo”.
e ogni volta che lo riappoggiavo e lo rispingevo sentivo i suoi gemiti farsi sempre meno insistenti, e il buco sempre più morbido. Decisi che era ora di prendere quello grande come un cazzo, le passai sul buchino una bella manciata di crema lubrificante spingendola anche dentro con tre o quattro dita. Fremeva di dolore e di piacere “sei pronta a prendere un cazzo in culo?” davanti era bagnatissima e sempre più spaventata.
“ora voglio sentire come ti contorcerai per la sofferenza.. vedrai che ne sarà valsa la pena”
presi il cazzo finto ungengolo abbondantemente, le allargai le chiappe, spinsi il primo pezzo all’interno. Superò la prima barriera facendole molto male, iniziò a piangere e cerò di divincolarsi. La sculacciai forte con una mano mentre con l’altra le tenevo il palo con la punta infilata dentro, “NON TI PERMETTERE, ANDRò FINO IN FONDO E TU DEVI SUBIRLO, me lo hai offerto facendoti legare e ora il tuo culo appartiene a me!” così superai anche la seconda e gridò ancora più forte pregandomi di lasciarla andare, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare quel tormento. Glielo spinsi tutto nel culo e iniziai a masturbarla molto tentamente, era impazzita, gridava e piangeva fortissimo e questo mi eccitava ancora di più, sentivo le pareti lacerarsi in maniera bestiale, la sua verginità anale me l’ero presa io.
lo tirai fuori, nel farlo uscì un liquido giallognolo e le pareti erano completamente rotte. Smise di urlare, ma ricominciò appena glielo rinfilai masturbandola più velocemente, “sì devi soffrire ora” lo toglievo e lo rimettevo, l’ano completamente sfondato e martoriato, ormai arreso ad accogliere quel cazzo di dimensioni reali che lo allargavano tendendolo al limite. Lei era completamente in balia della ia volontà, non provava a scappare perché ormai si era arresa, l’avevo legata trooppo stretta, ma piangeva e gridava chiedendomi pietà. Le ordinai di concentrarsi sui muscoli, sul movimento e sulla presenza di quel corpo nelle viscere. “no no basta ti prego..” piangeva a dirotto, ma non mi fermavo, doveva arrivare a smettere di provare dolore, al punto in cui fosse completamente anestetizzato.
lo toglievo e lo rimettevo, lasciando che si abituasse a quel bastone che le teneva ben teso l’ano, doveva allargarsi perché poi l’avrei inculata con uno strap on enorme. 
con pazienza, dopo venti minuti di dolore sentii che smise di piangere, iniziando a mugugnare. Vedevo che si concentrava sui muscoli, erauno spettacolo vedere quella vacca in calore il cui ano andava ad inghiottire il mio dildo tra chiappe enormi.
“stai godendo ora, piccola vacca, è ora che finisca di sfondarti una volta per tutte”
mi infilai lo strap on, lubrificandolo alla perfezione e finalmente era pronta per accoglierlo in sé. “abbandonati completamente a me, e fa ciò che ti dico” 
la punta enorme iniziò a tenderle le pareti della prima barriera, entrò senza che fiatasse. “concentrati, con tutta la forza che hai rilassalo, ORA” E MENTRE lo faceva glielo spinsi dentro fino alla base. Era enorme, la vidi a bocca aperta, con un’espressione di dolore insopportabile che iniziò a gridare “no, no toglilo TI PREGO TOGLILO NON LO SOPPORTO” “oh sì che lo sopporti senti come scivola”
scivolava e la sfondava completamente. Nessuna resistenza ormai, le pareti erano tese al limite del pensabile, estremamente allargato, ero sopra di lei e le stavo violentando il culo con uno strapon gigantesco, con le mani le tenevo le chiappe large e andavo giù ad affondarglielo in profondità. lei impotente, piangeva e mi pregava.
sublime, lo toglievo e lo rimettevo, vedevo scomparirlo fino alla base, facendolo scorrere nelle sue viscere, poi tirandolo fuori, e scopandole l’ano senza pietà sempre più a fondo, fino a quando, di nuovo, capii che si era abituata e iniziava a godere. Allora presi a farlo forte, urlava mentre il mostro le entrava dentro, ma con la mano iniziai a massaggiarle la fica e sempre più forte le spaccavo il culo fino a che, infine, tra le sofferenze e il piacere mi annaffiò la mano che le struciava il clitoride, e l’ano provocò enormi contrazioni sul mio strap-on di gomma.
Lo tolsi, il culo era completamente aperto.