A TRE

 

 

Salotti di gente perbeneIl ronzio elettrico costante è coperto solo a tratti dal respiro strozzato di Francesca. Per il resto il vibratore rimane l’unica colonna sonora della dolce e terribile scena d’amore che si svolge in casa Martini.

Davide ha la fronte imperlata di sudore, sembra quasi più concentrato che eccitato. Le sue mani fermano saldamente i fianchi della bionda ragazza che a quattro zampe si gode, con la bocca spalancata ed un sottile filo di saliva che scende dalle labbra, l’instancabile lavoro del suo uccello. Lento metodico entra ed esce dalla fica grondante. Uno sguardo attento, quasi ipnotizzato dal suo cazzo che avanza ed arretra. Avanza, poi arretra. Un fisico proporzionato ed abbronzato, i capelli impomatati all’indietro, fino quasi alla nuca, una barba di qualche giorno sulle mascelle serrate nello sforzo.

Di fronte, ad appena una decina di centimetri, c’è Chiara, inginocchiata anch’essa sul morbido tappeto tra il divano in pelle nera ed il tavolino minimalista in cristallo, le ginocchia molto aperte, le mani congiunte sul davanti strette in un paio di lucenti manette . Il busto appena leggermente proteso in avanti, le reni sporgono il più possibile indietro per non perdere quel precario equilibrio. Dentro di lei, infilato nell’ano lavora, un po’ meno silenzioso di Davide, il vibratore fissato saldamente con una morbida corda bianca che le cinge la vita.

Francesca è bionda, 34 anni, un seno abbondante si muove ritmicamente spinto dai colpi di Davide. La pelle chiara e gli occhi di un azzurro pallido. Le dita delle mani artigliano come possono il tappeto: l’orgasmo non è lontano. Il suo sguardo è fisso sul volto dell’altra ragazza. Deve forzare il collo verso l’alto per incrociare lo sguardo di Chiara che, di fronte nella sua posizione genuflessa ma protesa in avanti, la sovrasta anche se di poco.

Chiara ha un fisico asciutto, la carnagione scura, gli occhi quasi neri, ha ventisei anni ma ne dimostra perfino meno. Le labbra sono socchiuse il viso contratto tenta di isolare, rinchiudere in un angolo remoto del cervello, quella presenza dolorosa, quella fitta nelle terga.

Sono molto vicine, le due ragazze potrebbero sfiorarsi, toccarsi. Ma non lo fanno. Una deve reggersi dai colpi del cazzo dietro di lei, l’altra stretta dalle manette, questa notte, come quasi sempre, ha compiti strettamente contemplativi e cerca di muoversi il meno possibile per non favorire ulteriori dolori.

Francesca ansima sempre più rumorosamente annunciando l’imminente orgasmo. A Davide scappa un sorriso di soddisfazione, un sorriso tra sé e sé, come di un pensiero piacevole improvviso che gli torna in mente. Chiara distoglie lo sguardo dal viso della ragazza bionda ed abbassa il capo. Sembrerebbe pudore o timidezza se quegli sguardi non fossero inquadrati nella scena surreale del momento. Ma forse è proprio pudore, o vergogna che spinge verso il basso lo sguardo di Chiara.

“Dì alla troia di alzare gli occhi e di guardare” sono le parole strozzate di Francesca quando se ne accorge.

Come disturbato nella concentrazione del suo lavoro di precisione Davide getta un’occhiata alla ragazza: “hai sentito? Gua…”

Non deve finire la frase perchè Chiara ha già alzato lo sguardo fissandoli negli occhi chiari di Francesca. I suoi, neri, sono lucidi e gonfi di lacrime in arrivo. Quelli chiari invece sono gonfi di piacere e sussultano quasi quando arriva, intenso, l’orgasmo. Grida il suo piacere, mentre le braccia perdono forza e si abbassa ad appoggiarsi sui gomiti. Ora Chiara può chiudere gli occhi per qualche attimo mentre Davide estrae il cazzo ancora in attesa del giusto e meritato sfogo dalla compiaciuta e soddisfatta fica di Francesca. Scavalca la ragazza, sempre silenzioso, con il cazzo violaceo stretto nel pugno destro. Chiara apre gli occhi giusto in tempo per vedere il marito raggiungere l’agognato orgasmo con tre colpi precisi della mano. Lo sperma schizza copioso sul suo viso colandole sul mento e sui seni. Non apre la bocca rimane ferma concentrata sul doloroso ronzio che le incendia le viscere aspettando che Davide finisca di sputarle addosso tutto il suo amore.

 di Nemo